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Coronavirus: 315mila morti nel mondo

    I morti provocati dal coronavirus a livello mondiale hanno superato la soglia dei 315.000: è quanto emerge dal conteggio dell’università americana Johns Hopkins.
    I decessi complessivi sono ora 315.225 su un totale di 4.716.513 casi. Le persone guarite finora sono 1.734.578.
    Gli Stati Uniti sono il Paese con il maggior numero di morti (89.562), seguito da Regno Unito (34.716) e Italia (31.908).
    In particolare, gli Usa hanno segnato un nuovo drammatico record con 25.060 casi di coronavirus e altre 1.224 vittime nelle ultime 24 ore. Secondo i dati della Johns Hopkins University sono almeno 1.486.742 le persone contagiate dal Covid-19 nel Paese e almeno 89.564 quelle morte a causa del virus.
    I contagi da coronavirus bruciano le tappe in America Latina dove in meno di tre giorni sono cresciuti di 77.000 unità, superando il mezzo milione e raggiungendo quota 501.954, mentre il numero dei morti ha toccato quota 28.523 (+3.700). E’ quanto emerge da una statistica elaborata dall’ANSA per 34 nazioni e territori latinoamericani.
    E’ sempre il Brasile a guidare la classifica con quasi il 45% dei contagiati e ben oltre la metà dei morti (16.122). Inoltre il colosso sudamericano è ora salito al quarto posto al mondo per numero di infettati (241.080), superando la Spagna. Seguono Peru’ con 92.273 casi contagi e 2.648 morti, e Messico (49.219 e 5.177). Nella classifica con piu’ di 5.000 contagi si posizionano quindi Cile (43.781 e 450), Ecuador (33.182 e 2.736), Colombia (15.574 e 574), Repubblica Dominicana (12.314 e 428), Panama (9.606 e 275) e Argentina (8.068 e 373).

In India, secondi i dati diffusi oggi dal ministero della Sanità i casi di positività al COVID-19 sono saliti a 96.169; i decessi sono finora 3.029. Nelle ultime 24 ore il Paese ha di nuovo visto il più alto incremento registrato sinora, con 5,242 nuovi contagi. Con una decisione annunciata ieri, il più esteso lockdown del mondo, in vigore dallo scorso 24 marzo, è stato riconfermato fino al 31 maggio, con significativi allentamenti alle restrizioni.

Una donna di 29 anni che aveva partorito da poco è la prima persona a morire per il coronavirus in Nepal. Lo ha annunciato il portavoce del ministero della Sanità precisando che il numero di casi di Covid-19 nel Paese è salito a 304. La donna, del distretto di Sindhupalchowk, aveva avuto un figlio il 6 maggio ed era ritornata a casa il giorno dopo. Poi era stata ricoverata di nuovo all’ospedale locale per febbre e problemi respiratori. Quando le sue condizioni sono peggiorate è stata trasferita un un’altra struttura ma non ce l’ha fatta. Il neonato ed altri parenti saranno sottoposti al test per verificare se siano stati contagiati. In Nepal, che ha una popolazione di 28 milioni di abitanti, sono stati effettuati meno di 100.000 test. Secondo gli esperti la mancanza di esami e verifiche ha impedito di individuare altre vittime del Covid.

In Germania, secondo i dati dell’università americana Johns Hopkins, i casi accertati sono ora 176.551, mentre i decessi sono 7.975. La Germania è uno dei Paesi europei che ha iniziato ad alleggerire le misure con la riapertura venerdì dei ristoranti e la ripresa a porte chiuse del campionato di calcio. Il governo di Berlino ha, inoltre, abolito la quarantena obbligatoria, imposta a marzo, per chi arriva da un altro Paese Ue.

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In Spagna si contano ora 27.563 morti a fronte di 230.698 casi.

Protesta di alcuni infermieri in Belgio contro la premier Sophie Wilmès che sabato ha visitato alcuni ospedali di Bruxelles per incontrare chi da due mesi combatte in prima linea contro il coronavirus. Il personale dell’ospedale Saint-Pierre ha accolto l’auto della prima ministra disponendosi all’ingresso ma voltandole le spalle. Secondo il sito della radio belga Rtbf, che mostra un video dell’entrata di Wilmès in ospedale, a protestare sono stati un centinaio tra infermieri, medici, personale delle pulizie, amministrativi e vigili del fuoco. In Belgio, dove oggi riaprono le scuole, ci sono al momento 55.559 casi di Covid-19, di cui 9.080 morti, secondo i dati della Johns Hopkins University.

L’allentamento del lockdown in tanti Paesi europei non deve essere l’occasione “per festeggiare” la fine del coronavirus. E’ il monito lanciato dal direttore regionale dell’Oms Hans Kluge in un’intervista al quotidiano britannico Daily Telegraph. “Giappone e Singapore hanno capito subito che questo non è il tempo per festeggiare ma per prepararsi”, ha detto Kluge mettendo in guardia su una possibile ripresa del virus. “Sono molto preoccupato. In autunno potrebbe esserci una seconda ondata di Covid e un’altra di influenza stagionale”. “Le persone pensano che il lockdown sia finito – ha sottolineato il direttore dell’Oms Europa – ma nulla è cambiato. Dobbiamo mettere in atto il pacchetto completo di misure- Questo è il messaggio chiave”.

Il secondo Paese nella classifica mondiale dei contagi dopo gli Usa è la Russia con 290.678 casi, mentre i morti sono 2.722.

In Israele, secondo i dati aggiornati forniti oggi dal ministero della Sanità, i decessi sono finora 272. I casi positivi sono 16.621 (14 in più rispetto a domenica), mentre le guarigioni assommano ormai a 13.014. Intanto le attività commerciali stanno gradualmente tornando alla normalità e in molte scuole le lezioni riprendono a pieno regime. Restano chiuse invece le sinagoghe.

In Iran salgono a 122.492 i casi di Covid-19, con 2.294 contagi accertati nelle ultime 24 ore, ai massimi quotidiani da inizio aprile. Le nuove vittime sono 69, per un totale di 7.057 decessi registrati. I malati in terapia intensiva sono 2.712, mentre i pazienti guariti crescono a 95.661. Il totale dei test effettuati ammonta a 701.640. Lo ha riferito nel suo bollettino quotidiano il portavoce del ministero della Salute iraniano Kianoush Jahanpour. Commentando la situazione epidemiologica, il portavoce del governo di Teheran, Ali Rabiei, ha sottolineato che l’Iran è il terzo Paese al mondo dopo Cina e Svizzera nel rapporto tra contagi e guarigioni. Il numero di città iraniane ritenute a basso rischio (zone bianche), ha aggiunto Rabiei, è salito a 280.

Infine, la Tunisia non registra nelle ultime 24 ore alcun nuovo contagio da coronavirus, rimanendo stabili i 1.037 casi confermati nel Paese. Lo rende noto in un comunicato il ministero della Sanità di Tunisi precisando che mentre i decessi rimangono invariati a 45, i guariti continuano a salire, passando da 807 a 816, l’80% circa dei malati. Le persone attualmente positive sono 178, di cui 3 ricoverate in ospedale. La Tunisia che ha allentato dal 4 maggio scorso le misure di lockdown con una prima fase di riaperture graduali nei settori vitali dell’economia, procede da oggi ad un’ulteriore serie di aperture.
    
   

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