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Unione Europea

Ungheria: Jourova, stato emergenza solleva preoccupazioni

BRUXELLES – “In Ungheria lo stato di emergenza” adottato a seguito della crisi da coronavirus dal governo di Viktor Orban “solleva particolare preoccupazione”. Lo ha detto la vicepresidente della Commissione Ue, Vera Jourova, parlando alla plenaria del parlamento europeo, ricordando che le misure intraprese dai vari paesi Ue per contrastare il Covid-19 “devono essere limitate a ciò che è necessario e strettamente proporzionale e non devono durare all’infinito e i governi devono fare in modo che tali misure siano sottoposte al controllo” in un bilanciamento “tra pesi e contrappesi”.

Tali misure “non devono rappresentare una cancellazione del diritto comunitario e del diritto europeo”, ha detto Jourova, ricordando che la commissione sta analizzando l’impatto che questi provvedimenti possono avere sullo stato di diritto e le limitazioni alla libertà di parola e di espressione.

Secondo Jourova “in Ungheria la situazione in cui operano i giornalisti si è degradato da diversi anni e in momenti come questi abbiamo bisogno di un giornalismo serio che applichi gli standard internazionali e che possa controllare le misure adottate in risposta alla minaccia globale”.

“Nella Ue adesso entriamo in una nuova fase dove le misure adottate verranno gradualmente dismesse e questa nuova fase significa che lo stato di emergenza dovrebbe gradualmente essere sostituito con misure meno intrusive. Pertanto mi aspetto che i cittadini ungheresi vorranno tornare a godere dei loro diritti e che il parlamento ungherese” possa “esercitare il suo potere di scrutinio – ha aggiunto Jourova -. Noi possiamo essere all’altezza delle sfide generate da questa crisi solo se mettiamo insieme la società e la democrazia con uno spirito di comprensione e cooperazione”.

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“Orban ha cinicamente approfittato della pandemia di coronavirus per adottare leggi di emergenza che gli consentissero di governare indefinitamente a colpi di decreti, come un vero dittatore. Allo stesso tempo è passato anche alla libertà di parola imponendo severe punizioni”, ha attaccato la presidente del gruppo dei Socialisti e democratici (S&D) al Parlamento europeo Iratxe Garcia Perez. “Queste sono solo alcune delle misure che Orban ha adottato per smantellare la democrazia in Ungheria. Tuttavia, l’Ue non ha fatto nulla di concreto per punirlo per le sue azioni. Questo non è altro che vergognoso – ha aggiunto -. Chiedo agli Stati membri e alla Commissione di sbloccare urgentemente i negoziati sulla proposta di condizionalità dei fondi dell’Ue, in modo da poter finalmente attuare alcune sanzioni concrete. I fondi dell’Ue non dovrebbero andare a coloro che violano la democrazia, lo stato di diritto e i diritti fondamentali”.

“Il dibattito” sull’Ungheria “non rispetta i diritti fondamentali dell’Ue”, ha replicato Andor Deli, eurodeputato di Fidesz, il partito di Viktor Orban che siede nel Ppe parlando alla plenaria del Parlamento europeo. “Il parlamento europeo deve fornire il suo contributo ma sembra che nella sinistra liberale ci siano gruppi che non possono non attaccare ancora e ancora l’Ungheria – ha aggiunto -. Loro organizzano dibattiti ideologici ma non parlano dei fatti reali che hanno un impatto sulla vita dei cittadini negli stati membri” e “per questo c’è l’Ungheria al centro del dibattito”. Un “dibattito – ha proseguito Deli – che è stato organizzato sapendo che non sarebbero stati presenti il 90% degli eurodeputati che non hanno così potuto esprimere il loro punto di vista”. Deli ha poi sottolineato che “non si è nemmeno permessa la partecipazione del premier” Orban “che non ha potuto partecipare da remoto, nonostante il fatto che in riunioni precedenti i rappresentanti della sinistra abbiamo potuto farlo. Perché questo non viene permesso?”. Secondo l’esponente di Fidesz “non è stata individuata alcuna violazione nella legislazione ungherese” pertanto “questo dibattito non rispetta i diritti fondamentali dell’Ue. E ci rimanda indietro ad altri tempi”.

Nel corso del dibattito, numerosi eurodeputati hanno invitato la Commissione europea ad avviare una procedura di infrazione e hanno chiesto che i finanziamenti europei siano condizionati al rispetto dello stato di diritto. Hanno anche criticato l’atteggiamento passivo del Consiglio e hanno insistito sul fatto che si avvicini alla procedura di cui all’articolo 7 avviata dal Parlamento. Alcuni deputati hanno difeso le decisioni prese da un parlamento democraticamente eletto in Ungheria e hanno confrontato le misure eccezionali adottate nel paese con quelle prese da altri Stati membri, come la Francia o la Spagna.

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